Un aspetto fondamentale dell’educazione Montessori che viene appreso attraverso l’osservazione e l’imitazione è il comportamento sociale. Montessori pone volutamente l’accento sull’insegnamento delle abilità sociali attraverso una parte specifica del programma nota come Grazia e Cortesia. Nelle nostre classi consideriamo queste lezioni importanti quanto materie come matematica, lingua o musica. Esse contribuiscono a creare un’atmosfera calma e armoniosa. In definitiva, l’approccio Montessori mira non solo a sviluppare le capacità intellettuali, ma anche a formare la persona nella sua completezza, in tutti gli aspetti della crescita.
A differenza di altre attività che vengono mostrate individualmente, gli esercizi di Grazia e Cortesia vengono presentati a tutta la classe contemporaneamente, poiché il comportamento cortese è intrinsecamente un’attività di gruppo. All’inizio dell’anno invitiamo i bambini a sedersi in cerchio e dedichiamo un momento speciale per mostrare loro, ad esempio, come spingere silenziosamente una sedia, come camminare con attenzione accanto al tappeto di un compagno senza disturbare il suo lavoro, come fare richieste educate o come aspettare con pazienza. Usiamo movimenti lenti e precisi senza spiegazioni verbali, così che i bambini possano concentrarsi pienamente sulla dimostrazione. Questi esercizi vengono ripetuti durante l’anno, soprattutto quando si presentano situazioni concrete.
I bambini imparano inoltre le abilità sociali osservando le interazioni naturali all’interno della classe. Nei nostri gruppi eterogenei per età, i più grandi hanno l’opportunità di fungere da modelli di comportamento, esercitando un’influenza positiva sui più piccoli e permettendo a tutti di imparare attraverso l’esempio. I nostri ambienti Montessori offrono ai bambini la possibilità di acquisire conoscenze osservando e mettendo in pratica ciò che vedono, sviluppando così le competenze sociali in modo naturale. Come ha osservato Maria Montessori: «Il bambino indisciplinato entra nella disciplina lavorando in compagnia degli altri, non sentendosi dire che è cattivo» (La mente del bambino assorbente, 1949).