Il Closlieu è uno spazio specifico per il “Gioco del dipingere”, all’interno del quale si rispetta un rituale preciso: tenere con cura il pennello, intingerlo prima nell’acqua poi nel colore, utilizzare un solo colore per volta, non giudicare il proprio disegno o quello degli altri.
Nel Closlieu, adulti e bambini si ritrovano per condividere il piacere di dipingere. Compiuto in gruppo, l’atto del tracciare è diverso dal disegno occasionale e permette di affermarsi in mezzo agli altri senza competizione.
Affinché l’atto del tracciare possa prodursi liberato da ogni ostacolo e condizionamento, è
necessaria la presenza “discreta” del “praticien”:il servitore dei gesti, il conduttore del Closlieu, al servizio di chi gioca con i colori.
Il “praticien” ha seguito una formazione specifica con Arno Stern (padre del Closlieu), ed è colui che permette il gioco del dipingere. Egli non è un maestro, non insegna a dipingere, ma è un servitore dei partecipanti al gioco. Non giudica. Non commenta e non fa commentare la traccia. Il suo ruolo è servire.
“Servire” significa qui mettersi in ogni momento nei panni degli altri, cioè di chi sta giocando (dipingendo) nel Closlieu, in modo che niente distragga dall’essenziale.
Il Praticien prepara la tavolozza, miscela i colori, sposta le puntine che reggono i fogli, asciuga le gocce, porta uno sgabello o una scala per i dipinti più grandi, ripone e custodisce i disegni di ognuno in apposite cartellette, prepara l’atelier per l’incontro successivo.
“Mi sono sentito chiedere spesso perché non lascio che mettano le puntine da soli, o perché mi affanno a spostarle quando il bambino deve dipingere l’angolo, visto che i dipinti non vengono esposti.
La risposta è semplice. Il bambino desidera comunicare; ogni volta che mi chiama: “Arno! Puntina”, “Goccia!”, entra in relazione con me.
Se la comunicazione non avvenisse attraverso questi piccoli atti, mi chiamerebbe per farmi contemplare ciò che ha dipinto, e allora la traccia diventerebbe comunicazione e non avrebbe più la funzione espressiva del tutto personale che in effetti ha.”